domenica 6 settembre 2009

Accogliere Dioniso (Liber Pater)


premessa a un lungo testo :))
qui non stiamo parlando di Dioniso o Bacco, come comunemente viene inteso, come un modo per uscire fuori da se mediante l'utilizzo di sostanze come l'alcool o stupefacenti, non si parla del Dioniso e delle comuni valenze negative ad esso attribuite, ovvero quelle trasgressioni che portate all'eccesso hanno come scopo il perdersi in cose vane nel tentativo di sfuggire al noioso quotidiano!!
Non è di questo Dioniso che si parla qui, non è quello che cerca la trasgressione ad ogni costo per liberarsi dai pensieri e turbamenti dell'anima; tutt'altro, qui si parla di prendere consapevolezza di una parte di noi, un conoscersi fin nel profondo, prendendo coscienza del nostro "sentire" , della nostra componente irrazionale che muove dal cuore e che spesso un eccessiva razionalità tende a controllare e soffocare!

(..) L'aspetto dionisiaco è considerato dalla maggior parte delle persone in maniera negativa, perché rappresenta quella che potremo definire la “passione dell'anima”, “l'anelito alla libertà”. Come Hillman mette in evidenza: Evocare Dioniso produce una subitanea alzata in volo di ombre. Queste ombre suscitano angoscia e le angosce vengono placate da razionalizzazioni che le trasformano in pregiudizi. Talchè siamo inibiti, nel prendere in esame questa dominante, da un blocco psicologico.

La nostra angoscia e i nostri pregiudizi mostrano con quale forza l'Io resiste ed è vincolato alla propria struttura apollinea. Dopo tutto, Nietzsche proclamò Dioniso contro Cristo, annunziando nello stesso tempo la morte del nostro Dio. (…) Ma noi (…) stiamo parlando della psiche della gente di oggi, di noi stessi ..(Hillman 1972, 274)

(...)Tuttavia ciò che l'uomo teme è l'insorgere in lui dell'elemento dionisiaco. Soprattutto per la cultura cristiana a cui noi apparteniamo. Dioniso ha un significato essenzialmente negativo anche se il discorso è ben diverso e molto più complesso, perché, come abbiamo poc'anzi detto “Dioniso rappresenta la vita”

L'elemento dionisiaco infatti esprime l'enorme potere delle nostre dimensioni “più arcaiche, più primitive. In quanto tali però, queste dimensioni sono le più vicine alla vita, ma la loro forza è talmente grande da suscitare in noi un autentico terrore. Per fronteggiare questa paura siamo allora portati a “ trattenerci”, a reprimerci e a sforzarci di vivere esclusivamente la dimensione apollinea.

(...) Comprendiamo quindi che accettando esclusivamente l'elemento razionale, la perfezione, la linearità, la globalità e la simmetria – caratteristiche per eccellenza apollinee (archetipo Apollo) – ci precludiamo il contatto con gli elementi dionisiaci, “fuori posto”, un po anomali, ribelli e rivoluzionari. Comportandoci in questo modo, però, non potremmo mai comprendere che la vita, la vera vita, risiede proprio lì, ossia nel regno di Dionisio. Ecco allora che la frase famosa e ricorrente - “ho paura di lasciarmi andare” può essere tradotta psicologicamente in questo modo : “ ho paura di accogliere Dionisio”

(...)Sebbene le due fondamentali polarità della nostra vita siano rapprentate, come abbiamo detto, dall'elemento apollineo e da quello dionisaco (…) l'elemento dionisiaco (..) viene considerato in modo negativo e proprio per questo, è profondamente temuto e represso.

Espressioni del tipo “non riesco a lasciarmi andare” si riferiscono dunque al timore di disvelare la parte dionisiaca che è in noi e, da un punto di vista psicologico, ineriscono alla “paura di vivere”.

Effettivamente, in assenza di Dionisio, la nostra vita non può essere fertilizzata, non può essere nutrita ed è destinata a spegnersi lentamente, agonizzando giorno dopo giorno. E' Dionisio che infonde in noi il coraggio, la capacità di relazionarci con il mondo, e persino la forza legata all'atto del “perdonare”.

La vita purtroppo è terribilmente pratica e proprio per questa ragione spesso cadiamo in errore. Generalmente gli errori che commettiamo dipendono da una serie di leggi e di codici che ci sono stati imposti. Se quindi giudichiamo le nostre azioni come “errori” , ciò avviene perché le valutiamo in funzione dei codici che ci sono stati imposti come “parametri”. Non dovremmo però dimenticare che la vita di ognuno di noi è un universo particolare che non può essere valutato e interpretato alla luce di parametri, per così dire “universali”. I codici provenienti dal collettivo sono quindi del tutto inutili, perché gli unici parametri cui dovremo far riferimento sono i nostri valori individuali e i messaggi che Dionisio ci invia dalle profondità del nostro mondo.

Quando il demone si impossessa di noi, quando comunica con noi, sarebbe un gravissimo errore non ascoltare la sua voce, rinunciare alla straordinaria forza che può regalarci, ignorare il suo messaggio, perché, se così facessimo, impediremo alla nostra personalità di espandersi e svilupparsi.. Solo con il tempo però e con il crescere della nostra esperienza, diventiamo abili nell'ascoltare e interpretare la voce dionisiaca che è in noi, ma solo in questo modo riusciremo a trasformarci radicalmente. Così via via che procederemo nel cammino della vita arriverà un momento essenziale in cui riusciremo a comprendere e accettare il messaggio di Dionisio, acquistando la forza necessaria per compiere il cosiddetto “salto.

Quella dionisiaca è senza dubbio una delle esperienze più belle e appaganti della vita perché legata alla sfera dei sentimenti. E' solo il sentimento infatti che può trasformarci, che può renderci diversi rispetto agli altri o a ciò che eravamo un tempo . Ora, trasformarsi significa anche riuscire ad aderire a noi stessi in piena libertà e in tal senso sarebbe importante riflettere sulla problematicità del perdono. E' facile, come abbiamo già detto, compiere degli errori lungo il cammino dell'esistenza ma se non riusciamo a divenire “tolleranti” rispetto a questi sbagli – e quindi anche rispetto a noi stessi – la nostra vita è destinata a trasformarsi in un inferno.

(...)la domanda - retorica – che dovremmo porci allora sarà: “ il vero significato della vita è forse quello di riuscire a non sbagliare mai? . Certamente no! Ciò che conta è riuscire a fare tesoro degli sbagli, far si che l'errore diventi parte della nostra vita, piuttosto che permettere a uno sbaglio di trasformarsi in un elemento persecutorio.

L'esperienza di figli che tutti noi abbiamo vissuto ci ha messo nella condizione di provare cosa in realtà significhi “avere un dito puntato contro di noi”, essere incolpati, rimproverati dalle figure genitoriali che – senza eccezioni – non hanno evitato di enfatizzare ogni nostro errore. Queste fasi di vita però sono del tutto normali, il genitore non può far altro che farci sentire in colpa e trasmetterci il messaggio – palese o implicito – che abbiamo sbagliato. Solo con il trascorre del tempo, man mano che ci svilupperemo, avremo la possibilità di incontrare il “ padre spirituale” una figura che saprà offrirci comprensione, conforto e che ci darà la forza di inserire il nostro errore in un contesto più ampio. Ecco quindi che, man mano che procederemo lungo il cammino dell'esistenza, si arriverà alla conclusione che tutti gli errori che abbiamo commesso, che le azioni per quali siamo stati aspramente criticati, sono state in realtà “ la meglio cosa per noi”.

Effettivamente, nessuno al di là di noi stessi può ergersi a giudice nei confronti delle nostre scelte, nessuno può dirci cosa è giusto e cosa invece non lo è. Solo la nostra verità può avere senso per noi, solo la voce di Dionisio ci spinge verso la direzione più consona alle nostre esigenze. Il vero problema , quindi è dato dal fatto che nel momento in cui neghiamo la presenza di Dionisio siamo costretti a pagare un prezzo altissimo, sacrificando addirittura la nostra stessa vita.(..)

L'espressione del nostro mondo creativo, o l'affermazione dei nostri ideali, ci rendono sempre colpevoli, privi di punti di riferimento e così avvertiamo il gelo della solitudine. Tuttavia ciò che può e deve essere considerato solo come una fase, una di quelle fasi che permettono ad alcune persone di andare avanti, mentre impongono ad altre di ritirarsi, di non riuscire ad affrontare la paura. La paura più grande si vive nel momento in cui gli altri ci fanno vivere la sensazione di aver compiuto un atto sacrilego, di aver aperto la porta proibita del castello e violato la stanza segreta.

Ma ciò che dovrebbe confortarci, è sapere che il nostro progresso psicologico va avanti proprio in funzione dei sacrilegi. Da un punto di vista psicologico, quindi, dovremo trovare il coraggio di compiere continuamente atti sacrileghi: bisogna entrare proprio dove è proibito. La vera funzione dei divieti, delle proibizioni, è in fondo quella di fare rimanere il mondo così com'è, inalterato.

(…) Anche noi quotidianamente ci confrontiamo con questa dura realtà: si muore psicologicamente nel momento in cui “soffochiamo il nostro Dioniso” . Solo l'elemento dionisiaco infatti potrà conferire a ognuno di noi quella spiritualità indispensabile per vivere. Attenzione però! La presenza in noi di questa spiritualità dionisiaca è senza dubbio fondamentale, a patto però che si tratti di una “spiritualità vissuta” esperita in prima persona

(…) Per riuscire a vivere questa spiritualità, però, occorre compiere un lungo percorso, un cammino irto di ostacoli, intraprendere il viaggio senza aver paura di affrontare l'imprevedibile e sostenuti dalla forza che Dioniso ci infonderà.

alle radici della nostra cultura c'è Apollo e c'è Dioniso, ci sono Logos e Pathos; Socrate e Platone e poi Aristotele ma anche Pitagora, ossia l'esoterismo, il sacro e insomma l'Oriente . (...)Evidentemente la cultura occidentale quell'armonia segreta auspicata da Eraclito non è riuscita a trovarla, se ancora oggi Gilles Deleuze, in “Differenza e ripetizione (1968), si vede costretto a esortarci a “ far scorrere un po' del sangue di Dioniso nelle vene di Apollo” (Carotenuto)


(brani tratti da L'ANIMA DELLE DONNE di Aldo Carotenuto – capitolo 33 - Accogliere Dioniso)

liberi di essere


6 commenti:

asklepios ha detto...

splendido Blog,si respira questa aria..
Hermes e Dioniso
Paris Ginette, 2005, Moretti & Vitali

Dioniso in esilio
López-Pedraza Rafael, 2000, Moretti & Vitali

giorgio ha detto...

Aggiungerei che donare, condividere il piacere fisico, se è sotto l'egida di questo Dioniso, non può che essere anche un'esperienza spirituale, anche mistica.
Ma è difficile realizzarlo, molto difficile: ci vuole tanto Amore e bisogna esserci veramente in due...
Un abbraccio, Giorgio.

JANAS ha detto...

Asklepios grazie :) non conosco i libri di cui parli..ma grazie per il suggerimento andrò a leggerli!! :)

Giorgio, eh!!! :D

ricambio l'abbraccio!!

riri ha detto...

..è un vero piacere leggere qui..
penso che donarsi completamente sia qualcosa di divino, succede poche volte, ma ci vuole molta naturalezza..

Baol ha detto...

Bisognerebbe sempre essere liberi di essere...

JANAS ha detto...

Riri si..ci vuole molta molta naturalezza, quella che nasce dai sentimenti autentici..

Baol eh!! lo sai anche tu no? ;)