domenica 2 dicembre 2007

Da L'arcipelago delle emozioni di Eugenio Borgna (campi del sapere – Feltrinelli stampa2002)

La vita emozionale, la vita affettiva, come vita interiore: come interiorità che si spalanca continuamente e creativamente al mondo degli altri (...)
(...) i sentieri insondabili degli sguardi e dei volti, i significati nascosti e sotterranei di una stretta di mano e di un sorriso infranto, le penombre dolorose di una lacrima.
Gli abissi ghiacciati del cuore hanno bisogno della luce di una presenza amica che tenda a coglierli nella loro nostalgica attesa di aiuto; e la parola, senza l'anima che la renda viva, non basta a lenire le ferite e le angosce. La cura, allora, come dialogo infinito e come inesauribile disponibilità ad ascoltare



(...) Mantenere viva in ciascuno di noi la fiamma della partecipazione emozionale alla gioia e alla sofferenza degli altri non è nemmeno facile: divorati come siamo dal rischio permanente della routine e dell'aridità spirituale; dal rischio del deserto dei sentimenti. (...)Confrontarsi con anime ferite dalla sofferenza, coglierne l'intensità, la spontaneità, esige (richiede) di sapere decifrare cosa c'è, cosa vive, cosa risuona nell'interiorità degli altri.
Richiede di saper afferrare i gesti che accompagnano un colloquio ma che possono anche sostituirlo.
Richiede di aprirsi alle emozioni: a queste esperienze antitetiche alle esperienze razionali, ma dotate comunque di conoscenza, e capaci di rendere sempre più degna e ricca la vita di ogni giorno.
Essere in uno stato d'animo che rinunci a ogni incrinatura di indifferenza, a ogni forma (qualunque essa sia) di violenza, che contrassegna molte nostre azioni quotidiane, significa aprirsi a cogliere il fluire initerrotto di emozioni, di sentimenti, che vivono nei cuori delle persone, ma che sovente sono nascosti dall'opacità e dalla fretta, dalla categoria dell'Homo faber, dalla frenetica pragmaticità che è, oggi, uno dei miti dilaganti dello spirito del tempo in cui siamo immersi.
La linea segreta.... dovrebbe essere questa disperata attenzione a cogliere i significati che non si vedono nella realtà umane, che ci circondano, a intravedere le lacrime che a volte riempiono di sé un sorriso ma che danno al sorriso la sua profondità e il suo timbro più autentico e anche più doloroso: questo sorriso che leopardianamente aggiunge un filo alla tela brevissima della vita .
Guardare in faccia una persona, chiunque essa sia, e in particolare una persona che soffra, guardare in volto qualcuno ancora prima di rispondere alla sua richiesta di aiuto, è una delle esperienze più banali e complesse della vita.
Capita spesso di avviarsi (di avventurarsi) in questa esperienza non con malanimo ma con quell'indifferenza che sconfina davvero nella malattia.
MEGLIO ESSERE TRASCINATI DAL FIUME A VOLTE INCONTROLLABILE DELLE EMOZIONI E DELLE PASSIONI CHE NON ESSERE PRIGIONIERI DELL'INDIFFERENZA E DELL'APATIA CHE CI CONSENTONO DI VIVERE APPARENTEMENTE TRANQUILLI E NONDIMENO ESTRANIATI DALLA VITA DI RELAZIONE.
Cogliere, o almeno intravedere, cosa l'altro sia nelle fibre segrete della sua interiorità, è un cammino che rischiamo non di rado di compiere senza alcuna riflessione; mentre riflessione, questo cercare di avvertire il senso delle cose che stiamo svolgendo, ha una radicale importanza se intendiamo aiutare le persone che, in qualche modo, abbiano a chiedere il nostro aiuto e la nostra umana presenza..Nel linguaggio di ogni giorno si nascondono significati che si perdono inesorabilmente quando ci rifugiamo,noi tutti, e non solo coloro che fanno psicologia e psichiatria, nel contesto di parole tecniche che non dicono nulla a chi ascolta e che non di rado non dicono nulla nemmeno a chi parla: parole desertiche che fanno nascere e albergare, in noi il deserto, e spengono ogni speranza...

....l'incontro con l'altro avviene non solo mediante il linguaggio delle parole ma appunto, mediante il linguaggio del corpo, quello dei gesti e quello (anche) del silenzio.





(
le foto sulle scimmie sono state da me realizzate durante una visita allo "zoo" di Roma, la piccola scimmietta è caduta nel laghetto e la mamma dopo averla "ripescata" cerca di asciugarla - si veda altra foto nel blog con titolo "primi cenni di maternità" pubblicata nel mese di settembre"






2 commenti:

Patricia Gordillo Serrano ha detto...

Stimati JANAS:

Vi invito affettuosamente a visitare il mio foglio o pagina in Internet dove troveranno i miei romanza e le mie poesie

Penso che per me possa essere molto importante leggere e lasciare il loro pensiero o interpretazioni sulle stessi poesie.

Volentieri


Patricia Gordillo

Córdoba - Argentina

www.patriciagordillo.com.ar




Mie poesie all' Italiano:


STRADE

I COLORI

INNALZA L’ANIMA

LASCIANDO QUELLA TERRA LONTANA

PROFONDITÀ

Stefi ha detto...

Premessa: io non credo alle parole! Le parole nella mia tesat giocano con quel che c'è... son mattoncini che ogni minuto sposto e che danno forme diverse alle mie costruzioni (rubo questa bella idea di Pamuk). Le parole non sono niente se non sai che c'è sotto... e forse è la contraddizione più grande di scrivere in un blog: identità nascoste che giocano con le parole... ma così, diventa più difficile capire quale sfumatura (stasera mi hai contagiato con i colori!!) ;) prendano nella testa di chi scrive...
però alla fine, quello che piacerebbe riuscire a fare (a me, ovvio!) è scavare dietro a quelle parole... avvicinarmici piano piano e poi "cogliere o almeno intravedere, cosa l'altro sia nelle fibre segrete della sua interiorità" (splendido questo passo del tuo libro!)...
solo su una cosa non son convinta, cioè, almeno, io non faccio così: lui scrive che questo (di cogliere le fibre) dev'essere fatto con riflessione... mah, io penso di no... dev'essere fatto con cautela, perché comunque non ci si può mettere mani ai fianchi a giudicare e prevedere... ma non riflettere... direi semplicemente un silenzioso osservare! ed un umile condividere... io credo che tutto quello che non si dice, sia in fondo quello che brilla di più! quello che sta dietro alle parole, insomma... dietro alle riflessioni... istinto, lo chiamerei così!

mh...davvero molto interessante questo arcipelago di emozioni!